Il nostro Rimario è un comodo strumento per chiunque voglia scrivere poesie o canzoni e abbia bisogno di trovare la rima giusta in pochi secondi. Una caratteristica, che altri sistemi non hanno, è quella di fornirti anche le rime assonanti (come per esempio la rima Aprile - Sublime) che ti permetteranno di allargare le possibilità nella creazione dei tuoi testi.
In poesia, la rima è l'uguaglianza di due o più parole dall'accento tonico in poi; essa si verifica per lo più tra le clausole dei versi di un componimento (altrimenti, essa si definisce rima interna). Nell'analisi metrica, i versi che rimano tra loro sono indicati mediante la stessa lettera.
Baciata
Un verso rima con quello successivo. Schema metrico AABB
« Una donna s'alza e canta
La segue il vento e l'incanta
E sulla terra la stende
E il sogno vero la prende »
(G. Ungaretti - Canto beduino, vv. 1-4)
Alternata
Il primo verso rima con il terzo, e il secondo con il quarto. Schema metrico ABAB, CDCD
« Lo stagno risplende. Si tace
la rana. Ma guizza un bagliore
d'acceso smeraldo, di brace
azzurra: il martin pescatore...
E non sono triste. Ma sono
stupito se guardo il giardino...
stupito di che? non mi sono
sentito mai tanto bambino... »
(G. Gozzano - L'assenza, vv. 21-28)
Incrociata
Il primo verso rima con il quarto, il secondo con il terzo. Schema metrico ABBA, CDDC
« Non pianger più. Torna il diletto figlio
a la tua casa. È stanco di mentire.
Vieni; usciamo. Tempo di rifiorire.
Troppo sei bianca: il volto è quasi un giglio.
Vieni; usciamo. Il giardino abbandonato
serba ancora per noi qualche sentiero.
Ti dirò come sia dolce il mistero
che vela certe cose del passato. »
(G. D'Annunzio - Consolazione, vv. 1-8)
Incatenata
Il primo verso rima con il terzo della prima terzina, il secondo con il primo della seconda terzina, il secondo di questa rima con il primo delle terza terzina, e così via. Il più alto esito di tale schema di rime è la Divina Commedia, interamente strutturata in questo modo. Questo è anche detto terza rima. Schema metrico ABA, BCB, CDC.
« Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.
Queste parole da lor ci fuor porte. »
(Dante - Divina Commedia - Inf. V, vv. 100-108)
Ripetuta
Il primo verso rima con il quarto, il secondo con il quinto e il terzo con il sesto. Schema metrico ABC, ABC
« Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno;
et del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto,
e 'l pentersi, e 'l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno. »
(Petrarca - Canzoniere, 1, vv. 9-14)
Invertita
Il primo verso rima con il sesto, il secondo con il quinto e il terzo con il quarto. Schema metrico ABC, CBA
« Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi no la prova:
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: Sospira. »
(Dante - Tanto gentile e tanto onesta pare, vv. 9-14)
Rima piana, sdrucciola e tronca
A seconda della posizione dell'ultima vocale accentata, le rime (e i versi stessi che le contengono) si possono distinguere in piane, sdrucciole e tronche.
Piana (o parossitona): l'accento cade sulla penultima sillaba del verso. Es. fatale / mortale
« Tu movi, o Capitan, l'armi terrène;
Ma di là non cominci, onde conviène. »
(T. Tasso - Gerusalemme liberata - XI, vv. 7-8)
Sdrucciola (o proparossitona): l'accento cade sulla terzultima sillaba del verso; si tratta di una rima rara e in genere dà luogo a un verso ipermetro (v. oltre). Es. vivere / scrivere
« Ergasto mio, perché solingo e tàcito
pensar ti veggio? Oimè, che mal si lassano
le pecorelle andare a lor ben plàcito! »
(J. Sannazaro - Arcadia - Ecl. I, vv. 1-3)
Tronca (o ossitona): l'accento cade sull'ultima sillaba del verso; in genere dà luogo a un verso ipometro. Es. pietà / onestà
« Là ci darem la mano,
là mi dirai di sì.
Vedi, non è lontano:
partiam, ben mio, di qui. ».
(L. Da Ponte - Don Giovanni - Atto I, sc. IX)
Sono tipicamente rime troche quelle terminanti per consonante in seguito al troncamento delle parole finali:
« Perché tarda è mai la morte
Quando è termine al martir?
A chi vive in lieta sorte
È sollecito il morir. »